Allevamento bovini al pascolo: benefici e svantaggi

Allevamento bovini al pascolo

Domanda legittima quella di chiedersi se il pascolo sia effettivamente un fattore positivo per il bestiame e l’allevamento. Questo articolo evidenzia sia alcuni fattori a favore di un allevamento all’aria aperta sia alcuni svantaggiosi. Non esiste una soluzione migliore di un’altra, ma solo utilizzando un mix di tecniche e conoscenze, applicate ai diversi casi, si può arrivare a conciliare le esigenze dell’allevatore e della mandria.

Pascolo: risorsa strategica o semplice opportunità?

Il principale presupposto per uno sfruttamento vantaggioso del pascolo consiste in appezzamenti accorpati fra loro e situati nelle immediate vicinanze dell’azienda per ridurre gli spostamenti delle bovine da e per la mungitura.

Sebbene gli allevamenti che sfruttano il pascolo mettano mediamente a disposizione degli animali una superficie tre volte maggiore rispetto a quella disponibile in stalla, dovrebbe essere costantemente garantita una superficie effettivamente pascolabile pari a 1.000 m2/capo, requisito che consente di coniugare la totale libertà di movimento con la possibilità di manifestare il naturale comportamento alimentare. Premesso questo, i vantaggi sono riconducibili a:

Consistente riduzione dei costi alimentari che si realizza tramite una corretta e razionale gestione volta a mettere a disposizione del bestiame un’erba di quantità e valore nutrizionale elevati, riducendo, così, anche i costi per l’integrazione a base di mangime. Il risparmio economico è stimato tra 0,5 euro/capo/giorno e il 50% in meno del costo di una razione a base di insilati. Nel computo dei costi, non bisogna dimenticare tutte le minori spese inerenti le macchine agricole, il contoterzismo e lo stoccaggio degli alimenti.

Generale miglioramento della salute animale con riduzione di morbilità e mortalità favorita dall’esposizione a una più bassa carica batterica ottenuta grazie a una maggiore superficie disponibile per singolo capo. Nei bovini pascolanti, il numero di casi e la gravità della zoppia e della mastite sono minori rispetto a quelli perennemente stabulati. Un accesso regolare al pascolo induce una minore incidenza della zoppia e dei problemi articolari perché evita il continuo contatto dell’unghione con le feci e, grazie alla deformabilità del suolo, favorisce l’uniforme distribuzione del peso sui quattro arti riducendo il sovraccarico con un miglioramento dell’efficienza locomotoria e rendendo, contemporaneamente, più sicura l’andatura.

Miglioramento delle funzioni fisiologiche degli animali e un maggiore sviluppo muscolo-scheletrico.

Elevato contenuto di acido linolenico coniugato (CLA) e di acidi grassi omega-3 (utili all’uomo per prevenire le patologie cardiocircolatorie, le infiammazioni e nel limitare l’insorgenza dei tumori) presente nel latte delle bovine pascolanti.

Maggiore possibilità, da parte degli animali, di esprimere tutti i comportamenti specie-specifici. Conservazione della biodiversità.
Migliore conservazione del territorio, soprattutto per le zone di montagna e le aree marginali. Elemento di notevole richiamo turistico.

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Alla panoramica dei vantaggi si contrappongono gli svantaggi

Il pascolo non è esente dall’avere un impatto ambientale negativo.

Impiegata come unica fonte alimentare, l’erba non è priva di limitazioni. La sua composizione e l’entità dell’ingestione da parte dei bovini possono non mantenere un corretto apporto di sostanza secca a cui si unisce l’impossibilità di controllarne la reale assunzione giornaliera.

La reale impossibilità di garantire una costanza nell’erba, unita al suo elevato contenuto in acqua, non consente alle bovine un’ingestione superiore a 15-19 kg di s.s./capo/giorno, rendendo necessario ricorrere a un’integrazione a base di mangime per evitare di compromettere la salute e le performance degli animali.

Minore produzione che, anche nelle migliori condizioni di pascolo, oscilla tra i 20 e i 28 L/capo/giorno rimanendo comunque al di sotto dei 30 litri.

Mancato sfruttamento delle strutture stabulative.
Difficoltà a organizzare ed eseguire interventi sanitari.
All’aumentare della numerosità di mandria aumenta proporzionalmente la superficie da destinare a pascolo.
L’andamento meteorologico che condiziona la disponibilità di erba e la sua assunzione da parte delle bovine.

Aumento del rischio di contrarre le parassitosi e di trasmissione per alcune patologie.

 

Fonte: informatoreagrario.it