Funghi micorrizici come sostegno alle piante
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Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre più l’esigenza di curare le piante con rimedi naturali, all’insegna dell’agricoltura sostenibile: si spiega anche così il ricorso sempre più frequente a tecniche come la micorrizzazione, basata sull’impiego di funghi e batteri dall’effetto benefico per le coltivazioni.
Cosa sono i funghi micorrizici
Partendo dalle definizioni, si chiamano funghi micorrizici alcuni microrganismi del suolo, che lavorano in sinergia e applicati sulle piante sia agrarie che forestali ne migliorano la resa. Un recente studio dell’Università Federico II di Napoli, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Current Pharmaceutical Biotechnology, ha confermato l’efficacia dell’impiego di queste tecniche per l’agricoltura.
Come si usano i funghi micorrizici
In particolare, l’uso di funghi micorrizici in terreni difficili e suoli ormai sterili, o comunque in caso di trapianto e in situazioni di stress della pianta, può servire a favorire l’attecchimento, lo sviluppo e lo stato di salute della pianta che si rigenera: lo consiglia anche il master gardner Tiziano Codiferro dalle pagine del suo blog, spiegando in particolare che queste pratiche vanno attuate prima della messa a dimora e che in commercio esistono diverse varietà di micorrize, specifiche per gruppi di piante e in grado di adattarsi alle differenti esigenze.
Simbiosi micorritica
La simbiosi micorrizica può essere utilizzata in agricoltura sia biologica che convenzionale e consente di limitare l’uso di fertilizzanti chimici, migliorando in modo sensibile la produttività e la sostenibilità dell’agroecosistema grazie al “dialogo” che si instaura tra fungo e pianta. In particolare, il professor Alberto Ritieni del dipartimento di farmacia dell’ateneo napoletano spiega che questa tecnica “applicata sulla parte delle radici aumenta la capacità di assorbimento delle piante, aumentando appunto l’impianto radicalico”. In questo modo, “la pianta diventa più efficiente, ha bisogno di meno acqua, rende di più e contiene più nutrienti”.
Effetti positivi delle micorrize
Lo studio dell’Università Federico II fa il punto sugli effetti positivi di questa pratica su una serie di colture tra cui pomodoro, cavolo, grano, kiwi, uva bianca, fragole, lenticchie e zucchine, confrontando i risultati con quelli di coltivazioni che utilizzano i metodi di fertilizzazione convenzionali.
Più nutrienti, meno nitrati. E così, si scopre che il trattamento con micorrize ha aumentato l’attività antiossidante nelle fragole (37,50%), nelle lenticchie giganti (29.17%) e nel grano duro (63,63%), anche se si rileva in diminuzione in kiwi (31.81%) e uva (19,81%). Ancora più interessanti i riscontri sui livelli di nitrati (categoria inserita dall’Airc nel gruppo dei possibili cancerogeni), segnalati in riduzione sia nelle fragole (39.78%) che nel pomodoro destinato alla trasformazione (37.79%).
Simbiosi, doppi vantaggi
Tutto merito della associazione simbiotica che si instaura tra le radici delle piante e alcuni funghi del terreno, ovviamente non patogeni. Come in processi similari, entrambi traggono vantaggi da questa “micorrizazione“: il fungo, infatti, colonizza le radici della pianta e si nutre dei fotosintetati forniti, e in cambio restituisce nutrienti minerali e acqua che assorbe dal terreno attraverso la sua rete esterna di ife.
Maggior assorbimento per la pianta
In conseguenza di questa colonizzazione interna, le ife del fungo possono crescere esternamente alla radice della pianta ed esplorare un volume di suolo più ampio rispetto a quello interessato dalla sola presenza delle radici, permettendo alla pianta di accrescere esponenzialmente la sua superficie di assorbimento (da 100 a 1000 volte) quindi di aumentare la propria capacità di assorbimento di sostanze nutritive e di acqua.
Tra queste si riscontra un aumento dell’assorbimento di fosforo.
L’utilità dei funghi micorrizici
La simbiosi micorrizica inoltre aumenta anche la resistenza delle piante a patogeni e fitofagi, che quindi sono più sane e resistenti e necessitano di un impiego limitato di fitofarmaci; altri aspetti utili sono una produzione maggiore e più uniforme e un miglior sviluppo delle piante, grazie all’accresciuta capacità di assorbire nutrimento. In definitiva, dunque, le micorrize consentono di migliorare la qualità dei raccolti e ridurre gli input di concimi minerali e agro farmaci, con diretti benefici sulla sostenibilità ambientale e del reddito agricolo.
Fonte: www.messinamagazine.itNegli ultimi anni si sta diffondendo sempre più l’esigenza di curare le piante con rimedi naturali, all’insegna dell’agricoltura sostenibile: si spiega anche così il ricorso sempre più frequente a tecniche come la micorrizzazione, basata sull’impiego di funghi e batteri dall’effetto benefico per le coltivazioni.
Cosa sono le micorrize.
Partendo dalle definizioni, si chiamano funghi micorrizici alcuni microrganismi del suolo, che lavorano in sinergia e applicati sulle piante sia agrarie che forestali ne migliorano la resa. Un recente studio dell’Università Federico II di Napoli, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Current Pharmaceutical Biotechnology, ha confermato l’efficacia dell’impiego di queste tecniche per l’agricoltura.
Come si usano.
In particolare, l’uso di funghi micorrizici in terreni difficili e suoli ormai sterili, o comunque in caso di trapianto e in situazioni di stress della pianta, può servire a favorire l’attecchimento, lo sviluppo e lo stato di salute della pianta che si rigenera: lo consiglia anche il master gardner Tiziano Codiferro dalle pagine del suo blog, spiegando in particolare che queste pratiche vanno attuate prima della messa a dimora e che in commercio esistono diverse varietà di micorrize, specifiche per gruppi di piante e in grado di adattarsi alle differenti esigenze.
Lo studio della tecnica.
La simbiosi micorrizica può essere utilizzata in agricoltura sia biologica che convenzionale e consente di limitare l’uso di fertilizzanti chimici, migliorando in modo sensibile la produttività e la sostenibilità dell’agroecosistema grazie al “dialogo” che si instaura tra fungo e pianta. In particolare, il professor Alberto Ritieni del dipartimento di farmacia dell’ateneo napoletano spiega che questa tecnica “applicata sulla parte delle radici aumenta la capacità di assorbimento delle piante, aumentando appunto l’impianto radicalico”. In questo modo, “la pianta diventa più efficiente, ha bisogno di meno acqua, rende di più e contiene più nutrienti”.
Effetti positivi.
Lo studio dell’Università Federico II fa il punto sugli effetti positivi di questa pratica su una serie di colture tra cui pomodoro, cavolo, grano, kiwi, uva bianca, fragole, lenticchie e zucchine, confrontando i risultati con quelli di coltivazioni che utilizzano i metodi di fertilizzazione convenzionali.
Più nutrienti, meno nitrati. E così, si scopre che il trattamento con micorrize ha aumentato l’attività antiossidante nelle fragole (37,50%), nelle lenticchie giganti (29.17%) e nel grano duro (63,63%), anche se si rileva in diminuzione in kiwi (31.81%) e uva (19,81%). Ancora più interessanti i riscontri sui livelli di nitrati (categoria inserita dall’Airc nel gruppo dei possibili cancerogeni), segnalati in riduzione sia nelle fragole (39.78%) che nel pomodoro destinato alla trasformazione (37.79%).
Simbiosi, doppi vantaggi.
Tutto merito della associazione simbiotica che si instaura tra le radici delle piante e alcuni funghi del terreno, ovviamente non patogeni. Come in processi similari, entrambi traggono vantaggi da questa “micorrizazione“: il fungo, infatti, colonizza le radici della pianta e si nutre dei fotosintetati forniti, e in cambio restituisce nutrienti minerali e acqua che assorbe dal terreno attraverso la sua rete esterna di ife.
Maggior assorbimento per la pianta.
In conseguenza di questa colonizzazione interna, le ife del fungo possono crescere esternamente alla radice della pianta ed esplorare un volume di suolo più ampio rispetto a quello interessato dalla sola presenza delle radici, permettendo alla pianta di accrescere esponenzialmente la sua superficie di assorbimento (da 100 a 1000 volte) quindi di aumentare la propria capacità di assorbimento di sostanze nutritive e di acqua.
L’utilità dei funghi micorrizici.
La simbiosi micorrizica inoltre aumenta anche la resistenza delle piante a patogeni e fitofagi, che quindi sono più sane e resistenti e necessitano di un impiego limitato di fitofarmaci; altri aspetti utili sono una produzione maggiore e più uniforme e un miglior sviluppo delle piante, grazie all’accresciuta capacità di assorbire nutrimento. In definitiva, dunque, le micorrize consentono di migliorare la qualità dei raccolti e ridurre gli input di concimi minerali e agro farmaci, con diretti benefici sulla sostenibilità ambientale e del reddito agricolo.
Fonte: www.messinamagazine.it