La filiera ovina in Italia
Le produzioni ovine e caprine rivestono un ruolo marginale nell’economia agricola nazionale, rappresentando poco più dell’1% del valore della produzione agricola complessivamente considerata.
Tuttavia la sopravvivenza degli allevamenti si conferma determinante per la sua funzione sociale e ambientale di mantenimento e presidio del territorio in aree in cui altrimenti non sarebbero possibili altre attività produttive.
Il settore ovino in Italia
Da diversi anni il settore versa in una situazione di criticità e la sopravvivenza degli allevamenti ovini nelle aree di maggiore concentrazione è messa a rischio da una serie di fattori che attengono principalmente ad aspetti strutturali e organizzativi della filiera.
Nell’ambito del Programma Rete Rurale Nazionale 2014-2020 è stata realizzata un’approfondita analisi dei processi evolutivi che stanno segnando il comparto e le tendenze recenti che stanno caratterizzando il panorama produttivo e quello degli scambi.
In particolare, è stato affrontato il tema della competitività in termini di criticità e opportunità sul fronte della commercializzazione dei formaggi pecorini, le cui dinamiche di mercato si ripercuotono sull’andamento della redditività degli allevamenti, con la duplice finalità di incrementare la consapevolezza degli operatori nelle scelte aziendali da adottare per competere sul mercato e di supportare le AdG nell’attività di programmazione e gestione delle risorse che interessano il settore ovino.
Nel report sulla filiera ovina si legge che per quanto riguarda l’attività di trasformazione, nonostante la buona disponibilità di latte, nel 2017 si è arrestato il trend di crescita della produzione di formaggi ovicaprini (-1% rispetto al 2016, con circa 78 mila tonnellate escluso i misti), come conseguenza di andamenti di mercato poco entusiasmanti e di un eccesso di offerta registrato nell’anno precedente.
Nel contempo si è registrato un incremento della produzione di carni (+6,4% rispetto al 2016), con le macellazioni di ovini e caprini superiori alle 35 mila tonnellate, nonostante la contrazione della domanda interna.
La domanda di prodotti ovicaprini presenta, infatti, un trend positivo solo per i formaggi (+3,5% in volume nel 2017), soprattutto grazie ad un consolidamento dell’interesse da parte dei consumatori per il cibo caratterizzato da un forte legame con il territorio di origine (tipici e prodotti IG) ed evocativi di usi e ricette tradizionali. Le carni ovicaprine continuano a rappresentare un segmento residuale della domanda di carni fresche (circa il 2%) e mostrano una progressiva disaffezione dei consumatori italiani con un calo ormai strutturale degli acquisti.
Fonte: ismea.it