La transizione secondo Zoo Assets

I moderni allevamenti di bovine da latte focalizzano sempre di più l’attenzione su aspetti gestionali e manageriali votati all’efficienza produttiva e sanitaria delle vacche presenti in azienda. Con la definizione di efficienza produttiva indichiamo la capacità massima di sfruttare le risorse aziendali volte ad ottenere le migliori produzioni e ridurre al minimo gli eventi sanitari.

Questa grande attenzione apre la porta a temi di fondamentale importanza e pone nuove sfide per gli operatori del settore impegnati nel migliorare la vita delle bovine da latte. Da anni Zoo Assets impegna risorse e ricerca per individuare le migliori soluzioni votate all’efficienza sia nutrizionale, sia sanitaria per gli animali in azienda. Zoo Assets cura con particolare attenzione la fase di transizione che avviene tra la fase terminale dell’asciutta e le prime settimane della nuova lattazione: diversi studi infatti, indicano questo periodo come il più difficile per una vacca da latte.

Le inevitabili modifiche metaboliche e nutrizionali apportano stress e problematiche che possono influenzare negativamente la lattazione che sta per iniziare.

La transizione: i requisiti da rispettare

Le alte richieste fisiche, energetiche e proteiche a cavallo del parto richiedono alla bovina uno sforzo notevole dal punto di vista metabolico. In questa fase la precisione gestionale svolge un ruolo importantissimo e se viene a mancare un supporto sufficiente, la vacca può essere suscettibile a diverse patologie concomitanti, che ne inficeranno le performance produttive nella lattazione appena iniziata.

La ricerca indica tre principali situazioni che devono essere rispettate per ridurre al massimo i problemi nella fase di transizione:

1) Garantire una corretta ingestione di sostanza secca e supportare una ottimale funzionalità ruminale

2) Mantenere un giusto bilanciamento dei minerali

3) Preservare la funzionalità immunitaria e prevenire l’immunodepressione

Ingestione: i numeri su cui contare

Le bovine da latte di oggi sono frutto di un’attenta selezione che ha permesso in pochi anni di aumentare in modo considerevole le performance produttive.DSC03871

Diventa automatico pensare che gli animali presenti in stalla abbiano anche delle necessità molto superiori rispetto al passato, è infatti facile imbattersi in vacche con picchi di produzione molto più elevati e le medie latte tendono a superare di gran lunga quelle registrate solo pochi anni fa. La conseguenza è quella di avere maggiori difficoltà nel raggiungere gli stessi risultati sulla fertilità e quindi si rischia di “perdere” il vantaggio economico maturato con la maggior produzione di latte.

La transizione è stata individuata come la fase produttiva più importante per la corretta riuscita di una lattazione: la preparazione energetica e metabolica dell’animale a cavallo del parto permette di prevenire tutta una serie di conseguenze negative che possono compromettere la sanità e la capacità produttiva della bovina da latte.

In tal senso uno degli aspetti più studiati, ma meno misurati in azienda, è il livello di ingestione durante il periodo di asciutta. È stato ampiamente dimostrato come la maggior ingestione di sostanza secca in asciutta permetta di prevenire eventi patologici nel post parto oltre che incentivarne le produzioni. Purtroppo, troppo spesso, i dati a disposizione nelle aziende sono scarsamente attendibili o addirittura mancanti del tutto.

Ma quanto deve poter essere l’ingestione di sostanza secca per permettere alle bovine di avere sia produzioni eccellenti, sia una bassa incidenza di patologie metaboliche e non, sia performance di fertilità efficienti? Gli studi indicano almeno 13 -14 kg di s.s. per capo al giorno. Numeri come questi inducono a riflettere sulle reali necessità delle bovine in asciutta, sia sui fabbisogni nutrizionali che gestionali.

Tali necessità si possono tradurre in tre macrocategorie che riassumono con precisione cosa è fondamentale per le bovine:

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Figura 1

a) Mantenere un livello energetico adeguato anche in fase di transizione (spesso sottovalutato).

b) Limitare la diminuzione di ingestione a cavallo del parto – l’utilizzo di determinati alimenti (possibilmente molto appetibili) aiuta fortemente questo aspetto. Tuttavia, è importante saper scegliere la giusta fonte di alimento.

c) Preparare la transizione metabolica e fermentativa di fegato e rumine i due organi più sensibili e a rischio tra l’asciutta e il primo mese di lattazione.

Mantenimento di un livello energetico adeguato

Il corretto livello di energia per una bovina da latte passa attraverso la somministrazione adeguata di alimenti di alta qualità, ben bilanciati tra loro e con caratteristiche idonee a soddisfare le esigenze delle bovine da latte nella fase di asciutta.transizione

Sia gli allevatori che i consulenti sono molto attenti nel parlare di energia in asciutta e transizione: animali che arrivano in sovrappeso al parto o aumentano di peso durante questa fase, saranno i soggetti più a rischio per patologie metaboliche quale la steatosi epatica e la chetosi, entrambe molto pericolose per la produzione e la salute della vacca.

È necessario fare chiarezza sui tipi di energia da preferire in questa fase per apportare i giusti fabbisogni alle bovine gestanti in modo da coprire le esigenze di mantenimento e crescita del vitello, senza sforare e rischiare un eccessivo ingrassamento degli animali.

Nella fase di asciutta è preferibile limitare l’utilizzo di fonti amidacee a fronte di foraggi molto digeribili e di alta qualità, nutrizionale e sanitaria. Il foraggio di buona qualità e altamente digeribile è spesso destinato all’alimentazione di bovine in lattazione, tuttavia la somministrazione nelle fasi precedenti al parto ha enormi benefici anche per le bovine in asciutta, le quali, è bene ricordarlo, sono animali produttivi a tutti gli effetti! I numeri indicativi per un bilanciamento della dieta sono da valutare a seconda della mandria: la quota di amido si dovrebbe aggirare tra il 10 ed il 14 %, mentre la proteina può variare tra il 12 ed il 14% a seconda se ci sono più o meno animali in accrescimento (molte primipare). Il valore di NDF invece può essere molto alto: si consiglia di tenersi sopra il 45% per ottenere quel corretto bilanciamento tra mantenimento e crescita fetale senza eccedere nella produzione di acido propionico, principale prodotto delle fermentazioni ruminali da concentrati amidacei e maggiore responsabile della crescita in peso degli animali.

Ma quale è la fonte energetica che può permettere di ottenere il giusto apporto alle bovine da latte?

indice glicemico

Figura 2

La fonte energetica perfetta deve poter essere non solo utilizzata nel rumine in modo efficiente, ma deve avere un effetto positivo anche a livello intestinale. Gli zuccheri solubili rispondo alla perfezione a questo tipo di efficienza in quanto hanno un effetto molto positivo a livello ruminale (prebiotico), ma soprattutto apportano energia prontamente assorbibile nell’intestino.

Gli zuccheri, seppur molto efficaci, non sono tutti uguali per cinetica e per efficacia: il parametro per poter valutare la capacità energetica degli zuccheri è l’Indice Glicemico (IG): un parametro numerico utilizzato per misurare la velocità di assorbimento dei cibi e il loro conseguente effetto sulla glicemia, cioè sui livelli di glucosio nel sangue.

Zuccheri con un alto indice glicemico, quali ad esempio maltosio e glucosio, hanno la capacità di accrescere con maggior efficienza il livello di glucosio nel sangue e quindi fornire all’animale la maggior quantità di energia.

Il maltosio, disaccaride composto da due molecole di glucosio, è lo zucchero con maggior capacità glicemizzante oltre ad essere, fattore non secondario, il più efficace prebiotico a livello ruminale, fra gli zuccheri.

indice glicemico

Figura 3

Il saccarosio (lo zucchero da cucina) è anch’esso uno zucchero dal discreto indice glicemico, tuttavia è responsabile della crescita di batteri quali il S. Bovis responsabile della produzione di acido lattico, aumentando fortemente il rischio di acidosi ruminale dei bovini.

Altro zucchero molto utilizzato nelle preparazioni zootecniche è il fruttosio. Il fruttosio è un monosaccaride che ha un fortissimo potere dolcificante, tuttavia il suo indice glicemico è molto basso, quindi la sua capacità di fornire dell’energia è estremamente inferiore ad altri zuccheri.

In una dieta la quantità di zuccheri dovrebbe assestarsi attorno al 5-7%, con però particolare attenzione alla fonte più adatta. Gli zuccheri scelti nella dieta devono avere un grado di solubilità molto alto ed essere particolarmente appetibili, debbono riuscire ad alzare in modo veloce ed efficiente la glicemia e devono poter stimolare al meglio la flora ruminale, senza comprometterne la funzionalità e l’efficacia, soprattutto nella fase di transizione.

Emal, Emap e Zoomaltinaemapemal

Zoo Assets ha individuato un’eccellente soluzione che risponde ai bisogni delle bovine da latte in transizione: Emal, Emap e Zoomaltina, un pool selezionato di zuccheri nobili, derivati da una tecnologia brevettata di estrazione enzimatica dai semi germinati dell’orzo. Lo scopo è quello di fornire alle vacche in transizione energia veloce ed efficace, favorire l’appetibilità della razione grazie ad una ricetta molto apprezzata dalle vacche (aiuta a raggiungere livelli più alti di ingestione) ed infine stimolare le popolazioni batteriche per minimizzare gli stress ruminali e prevenire le patologie metaboliche.

 

Come misurare l’ingestione per non sbagliare

Il raggiungimento di un livello adeguato di assunzione di energia è fortemente correlato al livello di ingestione che gli animali sono in grado di mantenere durante l’asciutta. Come indicato in precedenza, la quantità ideale di ingestione, per le moderne bovine da latte, si attesta attorno ai 14 kg di s.s. per capo al giorno. Questo risultato non è frequente riscontrarlo in azienda e purtroppo, tutto ciò porta ad inefficienze produttive nonché sanitarie dopo il parto. Essendo la razione in fase di asciutta più povera dal punto di vista nutrizionale, rispetto a quella dedicata alle bovine in lattazione, è facile comprendere come la corretta ingestione sia cruciale dal punto di vista nutrizionale. transizione 4

I consulenti aziendali sono chiamati a misurarsi su un tema complesso e multifattoriale che, in molti casi, nasconde la vera causa delle perdite economiche.

Quali sono le attenzioni fondamentali per raggiungere un adeguato livello di ingestione?

Come prima cosa si deve ottenere un dato, quanto più reale possibile, sulla media di ingestione degli animali. In tale calcolo si deve anche considerare il 5 – 7% di residuo in mangiatoia, che si deve raccogliere il giorno successivo: è un’ottima misura per approcciare il bilanciamento della dieta in asciutta.

Il bilanciamento della dieta e la scelta di soluzioni gestionali più funzionali sono il primo aspetto che deve essere analizzato da chi ha l’obiettivo di far funzionare al meglio l’asciutta e affrontare con più sicurezze il parto.

La vacca è un animale particolarmente attento a ciò che ingerisce; razioni miscelate in modo scorretto inducono gli animali a selezionare l’alimento preferito e lasciare come avanzo quello meno appetibile. Anche la qualità dell’alimento è rilevata con estrema cura dalle bovine: se l’alimento a disposizione non corrisponde ai requisiti preferiti dell’animale è molto probabile trovarsi avanzi maggiori e alterare l’ingestione.

Ma che cosa capita se l’ingestione non raggiunge i livelli ottimali?

Le conseguenze di questa situazione sono chiaramente da valutare durante la lattazione, sia dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista delle produzioni. Un animale preparato male è maggiormente a rischio di chetosi, come anche aumenta le sue probabilità di una mancata espulsione della placenta o di infezioni uterine. La gestione di tali patologie determina un grande dispendio energetico e di conseguenza la riduzione della quota per la produzione, così come diminuirà drasticamente la prolificità economica della vacca.

Oltre il bilanciamento corretto della razione è perciò importante saper scegliere gli alimenti migliori, con le caratteristiche nutrizionali idonee e la giusta appetibilità per poter incentivare l’ingestione. Fondamentale per la resa al massimo di questo tema è la qualità dei foraggi: più alimento viene degradato e utilizzato nel rumine, maggiore è la capacità di sfruttare le componenti nutrizionali da parte della vacca, ma maggiore sarà anche la loro ingestione.

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Figura 4: Effetto dell’incremento del contenuto di zuccheri solubili sull’assunzione di alimento e parametri ruminali nelle prime 4 settimane dopo il parto
(Penner and Oba, 2010)

Quando parliamo di digeribilità del NDF dobbiamo focalizzare l’attenzione sulla capacità di degradazione delle componenti fibrose nel rumine. Più alimento viene degradato e utilizzato nel rumine, maggiore è la capacità di sfruttare le componenti nutrizionali da parte della vacca.

Questo concetto è valido per le vacche in lattazione come per le vacche in asciutta e influisce in modo determinante sulla capacità di ingestione degli animali. Più elevata e più rapida è la capacità degradativa dei foraggi nel rumine maggiore è lo spazio per assumere altro alimento. Inoltre, la garanzia di un rumine funzionante pone al riparo da eventuali problemi sanitari, oltre che ottenere produzioni migliori.

TRANSIZIONE: perché rispettare il rumine ed il suo metabolismo

Valutato l’aspetto energetico e dell’ingestione durante il periodo tra asciutta e lattazione, diventa importantissimo rispettare le esigenze del rumine per rendere efficiente al massimo il cambio di alimentazione che avviene dopo il parto.transizione 5

Ai cambiamenti dovuti alla diversa composizione della dieta si associano i cambiamenti delle fermentazioni ruminali: la dieta prima del parto è infatti molto ricca di NDF e povera di amido, viceversa, alla vacca in lattazione viene somministrata una miscelata molto più ricca, adatta per coprire i fabbisogni di una giusta produzione di latte.

Quali accorgimenti nutrizionali sono necessari per gestire al meglio la transizione ruminale?

Lo stimolo nei confronti di batteri diversi rispetto all’asciutta, induce a pensare che cambiamenti alimentari troppo repentini sono la causa principale di sbilanciamento delle popolazioni batteriche nel rumine. La conseguenza è quella di creare le condizioni per l’insorgenza di problemi di natura metabolica, le quali possono essere a loro volta causa di problematiche ben più complesse da gestire.

In questa fase così delicata è necessario fornire alle vacche una miscelata altamente digeribile: la ragione è quella di stimolare in maniera bilanciata sia i batteri amilolitici (maggiormente incentivati dopo il parto) che cellulosolitici.

Un passaggio troppo brusco, dal punto di vista nutrizionale, fra la razione d’asciutta e da lattazione, determina facilmente lo sviluppo di una flora microbica indesiderata che può determinare squilibri del pH ruminale della funzionalità del rumine stesso.

Un rumine sbilanciato microbiologicamente e non pronto a digerire efficacemente l’alimento che l’animale si trova a disposizione dopo il parto, rende il transito ruminale meno efficiente e favorisce l’insorgenza di patologie concatenate, quali infiammazioni sia a livello podale che mammario.

L’animale è inoltre predisposto a un minor livello di ingestione: in transizione, dove è importante fronteggiare il bilancio energetico negativo, questo è un aspetto rischiosissimo in quanto può aprire le porte a problematiche metaboliche quali chetosi e steatosi o addirittura alla dislocazione abomasale, patologia risolvibile solo tramite pratica chirurgica.

Alcuni alimenti hanno caratteristiche fondamentali per aiutare il rumine in questo difficile passaggio: certi zuccheri sono coinvolti nella stimolazione di particolari batteri, e quindi, una dieta ben bilanciata dal punto di vista zuccherino, favorisce la crescita delle popolazioni batteriche maggiormente desiderate.

Tra gli zuccheri più significativi ricordiamo il maltosio e i maltoligosaccaridi: entrambi sono le fonti maggiormente utilizzate per la stimolazione dei batteri sia amilolitici che cellulosolitici e quindi sono da preferirsi in fase di cambiamenti alimentari quali il passaggio dall’asciutta alla lattazione.

Ma troppi zuccheri non possono provocare acidosi?tabella transizione 5

Gli zuccheri non sono tutti uguali: come anticipato il saccarosio (glucosio + fruttosio) è un disaccaride molto utilizzato in cucina, tuttavia per le bovine è sconsigliato in quanto principale stimolatore di S.Bovis, batterio produttore di acido lattico e quindi potenziale causa di abbassamento di pH ruminale.

Il maltosio (glucosio + glucosio), anch’esso disaccaride, ha invece un comportamento molto diverso: come anticipato è appetibile e ha il più alto potere glicemizzante, inoltre stimola la più grande gamma di batteri ruminali, sia predisposti alla degradazione dell’amido sia alla degradazione delle fibre.

È perciò improprio considerare gli zuccheri causa di acidosi, a patto che si scelga la giusta ricetta e le corrette fonti che apporteranno viceversa enormi benefici e risparmi importanti.