LA ZOOTECNIA DI PRECISIONE: INVESTIMENTI PER MIGLIORARE LA REDDITIVITA’
È stata presentata a Cremona, in una iniziativa nazionale della Flai Cgil, la ricerca “Il latte italiano: produzione e zootecnia. Scenari evolutivi, criticità, politiche” curata dall’Ires (Istituto ricerche economiche e sociali) dell’Emilia Romagna. Il lavoro dei ricercatori ha messo a fuoco in particolare il periodo tra il 2015 e il 2016, i primi due anni senza quote, contraddistinti da due elementi principali: la tendenza alla crescita della produzione, che ha favorito l’affermarsi di una condizione di eccesso di offerta, e la volatilità del prezzo.
Nel contesto competitivo globale, in assenza del regime delle quote europeo, la dimensione aziendale – questo afferma l’analisi – diventa un fattore di crescente importanza, in quanto aumenta la necessità di beneficiare di economie di scala e la dimensione minima efficiente si amplia, portando facilmente gli allevamenti di piccole dimensioni fuori mercato. La ridotta redditività della produzione del latte può essere compensata dalla diversificazione delle fonti di reddito in seno alle aziende zootecniche, come è avvenuto ad esempio per mezzo delle centrali a biogas, o dalla riduzione dei costi di produzione attraverso significativi investimenti in tecnologia, con l’adozione della cosiddetta zootecnia di precisione, ma tali interventi sono attuabili solo da allevamenti di grandi dimensioni. Queste aziende stanno infatti progressivamente dotandosi di innovazioni tecnologiche che, per mezzo della robotica e delle nuove tecnologie digitali, sono in grado di modificare significativamente l’organizzazione dell’allevamento, incrementando il benessere animale e alleggerendo il lavoro umano.
Fonte: Stalle da latte