Insilato: preparazione e conservazione
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La produzione di un foraggio di qualità non si limita alla parte agronomica ed in campo, ma un passaggio essenziale è quello relativo alla fase di conservazione che può, nella situazione ideale, consentire di mantenere inalterate e stabili le caratteristiche ottenute in campo ma può, in caso di errori, determinare un significativo peggioramento delle caratteristiche nutritive ed anche una riduzione della massa utile.
Come funziona il processo di insilamento
Come già detto nella precedente sezione, se si vuole aumentare l’efficienza, anche economica, in stalla, è essenziale ottimizzare la fase di conservazione dell’insilato e per fare questo è importante capire come funziona il processo di insilamento, quali sono le fasi critiche e quali gli interventi che possiamo effettuare per facilitare e/o migliorare tale processo.
Il processo di insilamento si svolge in 4 fasi principali, alle quali segue una fase di stabilità seguita da un’ulteriore momento cruciale, quando la fossa viene riaperta e inizia il consumo.

Fasi del processo di insilamento
La prima parte è definita fase aerobica, in questa avviene il consumo dell’ossigeno residuo, a questa segue la fase Lag nella quale si sviluppa e diventa predominante la flora lattea epifitica, successivamente si passa alla fase fermentativa dove avviene una rapida discesa del pH, fase che termina quando questo scende sotto i 4,2 e l’insilato è stabile (fase di stabilità). E’ importante sottolineare infatti che il pH a questi valori blocca le fermentazioni batteriche stabilizzando l’insilato.
Insilato: criticità del processo
Le criticità nel processo di insilamento sono molteplici:
- La presenza eccessiva di Ossigeno per un non ideale compattamento della massa insilata o ritardata chiusura della fossa
- Epoca di sfalcio e contenuto di sostanza secca
- La lunghezza di taglio
- La presenza di terra o di contaminanti (batteri, muffe e lieviti)
- La bassa presenza di lattobatteri (flora epifitica)
- L’elevato potere tampone del foraggio (terra, ceneri e proteina)
Una volta aperta la fossa dell’insilato ci possono essere ulteriori problematiche legate alla successiva esposizione all’aria, all’inizio di una nuova fermentazione ad opera dei lieviti, il pH e la temperatura si innalzano; questo è denominato instabilità aerobica e porta alla formazione di sostanze tossiche, al peggioramento delle caratteristiche organolettiche ed alla proliferazione, prima di lieviti, poi di muffe. Le principali criticità in questa fase riguardano la metodologia di desilamento, l’esposizione alle intemperie o al sole, la quantità di lieviti, la scarsa acidificazione e una insufficiente presenza di acido acetico ad azione stabilizzante e molto attivo sui lieviti.
Il processo di insilamento ottimale
Un’ottimale processo di insilamento ha necessità di:
- Pratiche agronomiche corrette
- Periodo di sfalcio
- Lunghezza di trinciatura
- Ottimale compattamento della massa
- Corretta gestione della fossa con conseguente chiusura rapida ed efficace
- Ridurre al minimo la fase aerobica
- Ridurre il pH più rapidamente possibile nelle fasi aerobica e fermentativa
- Ridurre la presenza di flora contaminante
- Ridurre fenomeni di deterioramento, sia in fase di insilamento che post-apertura
Per favorire queste pratiche è necessario intervenire con additivi specifici per migliorare il processo di insilamento e della qualità dell’insilato, ma anche per ridurre le perdite di massa insilata e di nutrienti, le fermentazioni anomale (durante e post-insilamento) e la formazione di sostanze tossiche, ridurre la formazione del «cappello», l’impatto di pratiche agronomiche non ottimali e gli effetti negativi della stagione.
L’importanza degli acidificanti per l’insilato
Per ottenere tutto ciò la scelta ottimale è quella dell’utilizzo di acidificanti specifici, ancora meglio un pool di essi, differenziati. In questo modo:
- Accelerano e sono attivi durante tutte le fasi dell’insilamento,
- Riducono le perdite in fase aerobica,
- Svolgono un’attività di riduzione della flora “contaminante”,
- Esaltano l’azione deli lattobacilli ed un corretto rapporto acido lattico/acido acetico,
- Stabilizzano l’insilato anche in fase di post-apertura.
I prodotti multiacidificanti della linea Confeed@ sono due: 4acid e Silacid.
4ACID
4Acid combina la forza di 4 acidi ad attività sinergica e complementare per migliorare la qualità, il processo di insilamento e la stabilità dei foraggi insilati e della miscelata (ACIDO FORMICO, ACIDO PROPIONICO, ACIDO ACETICO, ACIDO SORBICO). Adatto a mais e cereali estivi.
4AGE (ex SILACID)
4AGE combina la forza di 4 acidi ad attività sinergica e complementare per migliorare la qualità, il processo di insilamento e la stabilità dei foraggi insilati (ACIDO ORTOFOSFORICO, ACIDO PROPIONICO, ACIDO ACETICO, ACIDO LATTICO), ma anche del glicole propilenico, ottimo conservante quando inserito nel processo di insilamento. Più indicato per erbai, leguminose e cereali autunno-vernini.
È utile usare 4 differenti acidi perché svolgono un’azione sinergica e complementare; ogni acido esercita infatti la sua massima azione acidificante in un range di pH ben definito, oltre il quale la sua «forza» diminuisce, inoltre ognuno si caratterizza per uno spettro di attività ben preciso nei confronti di batteri “negativi”, muffe e lieviti.
L’utilità di 4ACID e 4AGE
Riassumendo, perché 4ACID e 4AGE sono utili?
- Favoriscono una rapida acidificazione della massa insilata
- Accorciano la durata della fase aerobica ed i fenomeni degradativi indesiderati
- Creano un ambiente ideale all’attività dei lattobacilli
- Aumentano la produzione di acido acetico, migliorando la stabilità post-apertura (stabilità aerobica)
- Mantengono le loro caratteristiche durante tutto il processo di insilamento
- Riducono la proliferazione di muffe e funghi