COS’E’ UN PROBIOTICO
Secondo la definizione ufficiale di FAO e OMS, i probiotici sono “organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite”. Il documento FAO/OMS che fornisce questa definizione si riferisce a microrganismi benefici presenti negli alimenti o aggiunti ad essi. I batteri lattici (LAB, Lactic Acid Bacteria), per la maggior parte rappresentati dai lactobacilli, e i bifidobatteri sono le più comuni tipologie di microrganismi probiotici; ma anche alcuni lieviti e bacilli possono essere utili. Per probiotici, secondo le linee guida della FAO/OMS, si definiscono tali solo quei microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l’organismo”.
Dal punto di vista etimologico, il termine “probiotico” deriva dall’unione della preposizione latina pro (“a favore di”) e dell’aggettivo greco biotico, derivante a sua volta dal sostantivo bios, (“vita”).
CENNI STORICI
Si cominciò a parlare di probiotici all’inizio del XX secolo e si ipotizzò che gli effetti benefici derivassero da un miglioramento, operato da questi batteri, dell’equilibrio microbico intestinale tramite inibizione di batteri patogeni. Da allora le conoscenze sui probiotici sono via via aumentate fino a interessare in maniera estremamente importante la comunità scientifica, che dalla fine degli anni Novanta ha cominciato a produrre studi scientifici e clinici in numero e con grande frequenza. Sono pertanto disponibili oggi dati su effetti salutistici assai specifici, come ad esempio attenuazione di malattie infiammatorie croniche intestinali, prevenzione e trattamento di diarrea indotta da patogeni, infezioni urogenitali, malattie atopiche. Sono stati e sono tuttora oggetto di studio anche le interazioni tra probiotici e sistema immunitario, il potenziale dei probiotici come antitumorali, gli effetti del loro utilizzo nei casi di diarrea associata agli antibiotici, diarrea del viaggiatore, diarrea in età pediatrica, malattia infiammatoria intestinale e sindrome del colon irritabile.
REQUISITI
Un microrganismo si può dire probiotico se soddisfa i seguenti requisiti:
• è sicuro per l’impiego nell’uomo: in Europa un utile riferimento in questo senso può essere la lista delle specie batteriche qualificate presuntivamente come sicure dall’EFSA (QPS). In ogni caso, i microrganismi probiotici non devono essere portatori di antibiotico-resistenze acquisite e/o trasmissibili;
• essere attivi e vitali a livello intestinale in quantità tale da giustificare gli eventuali effetti benefici osservati in studi di efficacia;
• essere in grado di persistere e moltiplicarsi nell’intestino umano;
• essere in grado di conferire un beneficio fisiologico dimostrato secondo i criteri riportati nel seguente processo (documento FAO/OMS sulla valutazione dei probiotici per uso alimentare).
PREBIOTICI
È bene ricordare che, oltre che tramite il consumo di probiotici, l’equilibrio del microbioma intestinale viene favorito anche dall’assunzione con la dieta di prebiotici, sostanze di origine alimentare non digeribili che possono promuovere selettivamente la crescita e/o l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti contestualmente al prebiotico.
SIMBIOTICI
L’uso congiunto di probiotici e prebiotici porta allo sviluppo di alimenti definiti “simbiotici”.
I prodotti simbiotici possono essere composti ad esempio da un lattobacillo probiotico e da sostanze prebiotiche che favoriscono nello specifico la proliferazione di bifidobatteri, in modo da assicurare un’azione sia nel piccolo intestino (lattobacillo) sia nel colon (prebiotico).
Fonte:
http://it.wikipedia.org/wiki/Probiotico