Una nuova normativa per le terapie antibiotiche in asciutta
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La nuova normativa europea relativa ai medicinali veterinari apporterà diversi cambiamenti in particolar modo sulla terapia antibiotica in asciutta.
Entro 18 mesi dovremo adeguarci e applicare la terapia selettiva alle vacche in asciutta.
Tanti sono i vantaggi e i possibili svantaggi, per illustrarveli vi proponiamo di seguito un articolo in merito.
Il periodo dell’asciutta
Il periodo dell’asciutta assume una grande rilevanza nel garantire la sanità della mammella nella successiva lattazione. Per favorire questo processo da tempo si applica la terapia antibiotica in asciutta su tutti gli animali.
Abbiamo ancora circa 18 mesi prima che diventi d’obbligo la terapia selettiva delle vacche in asciutta negli allevamenti europei. Disposizioni che comporteranno non poche difficoltà: individuazione di tutte le bovine infette, aumento della frequenza di infezioni e dei rischi sanitari, applicazione di criteri di selezione degli animali accurati ed economici.
Alla luce delle crescenti preoccupazioni per un uso eccessivo o poco prudente degli antibiotici e della necessità di ridurre le antibiotico-resistenze, come detto in precedenti articoli su questa rivista, la terapia antibiotica a tappeto su tutte le bovine che vanno in asciutta (Bdct) è stata messa in discussione sia da un punto di vista gestionale sia normativo, sebbene non vi siano dati che confermino una relazione tra uso della terapia in asciutta e aumento della resistenza per i patogeni mammari.
La nuova normativa europea sui medicinali veterinari
La vera novità che richiederà un netto cambio nella gestione dei nostri allevamenti è l’entrata in vigore della nuova normativa europea (regolamento 2019/6 dell’11 dicembre 2018) relativa ai medicinali veterinari, che all’articolo 107 comma 1 recita: «i medicinali antimicrobici non sono utilizzati in modo sistematico né impiegati per compensare un’igiene carente, pratiche zootecniche inadeguate o mancanza di cure, o ancora una cattiva gestione degli allevamenti» e al comma 3 «I medicinali antimicrobici non sono utilizzati per profilassi, se non in casi eccezionali, per la somministrazione a un singolo animale o a un numero ristretto di animali quando il rischio di infezione o di malattia infettiva è molto elevato e le conseguenze possono essere gravi».
Da questo punto di vista le possibilità concrete sono solo due: l’analisi microbiologica del latte di quarto, e/o il conteggio delle cellule somatiche del latte.
Il primo metodo è sicuramente il più accurato, ma è più costoso rispetto al conteggio cellulare che può essere effettuato in concomitanza con i controlli funzionali.
Una volta definiti correttamente i criteri di scelta degli animali da trattare, i vantaggi della terapia selettiva si basano principalmente sulla sua maggiore economicità e sulla riduzione nell’uso di antibiotico, obiettivi che però si realizzano nella pratica solo se si è in grado di utilizzare la terapia selettiva nel modo corretto e applicandola in modo razionale alla singola situazione aziendale. Gli svantaggi sono legati all’uso di criteri di selezione imprecisi o errati, che possono portare a non individuare bovine infette e a lasciarle prive di trattamento: ciò si traduce in perdite economiche anche consistenti.
Fonte: informatoreagrario.it